Grazie agli Home Restaurant anche gli italiani potranno aprire le porte delle loro cucine e fare l’ingresso nel mondo del social eating. Il fenomeno all’estero è diffuso già da alcuni anni (le paladar a Cuba o i supper club di New York) e anche da noi ora si sta facendo largo l’idea di mettersi in gioco con l’attività culinaria e cimentarsi nel preparare una cena per ospiti paganti.
Approvato dalla Camera e attualmente in discussione al Senato, il disegno di legge sugli Home Restaurant potrebbe aprire una nuova frontiera nel mondo della ristorazione e un’importante occasione per i proprietari immobiliari spiega la Confappi (Confederazione della piccola proprietà immobiliare). Qualora, infatti, il ddl dovesse diventare legge, i proprietari di immobili avranno l’opportunità di trasformare la cucina della propria abitazione in un piccolo ristorante aperto ad amici e sconosciuti, creando una fonte di reddito alternativo.
Una prospettiva che ha incontrato il consenso della Confederazione della piccola proprietà immobiliare. “La ristorazione in abitazione è una opportunità per i proprietari di immobili, che possono incrementare il loro reddito attraverso un esempio positivo di sharing economy, particolarmente per le locazioni transitorie pari o inferiori a 30 giorni”, spiega il Presidente Silvio Rezzonico.
Soddisfatti, ma con riserva. Nel testo licenziato dalla Camera, infatti, vi sono alcune “limitazioni”, bocciate anche dall’Agcm, l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato. In particolare, sul numero di coperti (10 in un giorno, 500 in un anno) e, soprattutto, sull’importo massimo degli incassi, che in dodici mesi non può essere superiore ai 5.000 euro.
“Si tratta di restrizioni decisamente limitanti – prosegue Rezzonico – e auspichiamo che dal Senato arrivi una modifica intesa ad aumentare il numero di coperti e, soprattutto, l’importo complessivo annuale di guadagno”.
Secondo il disegno di legge attualmente in approvazione al Senato, le abitazioni in cui si svolgerà il servizio di ristorazione dovranno essere a norma dal punto di vista igienico-sanitario e il cibo dovrà essere trattato nel modo più opportuno, seguendo le prescrizioni contenute nel regolamento CE 85/2004. Infine, dal punto di vista fiscale, l’home restaurant è considerata un’attività saltuaria d’impresa sicché non è obbligatorio aprire la Partita Iva e versare contributi previdenziali.