Turismo di massa nelle città d’arte con il boom dei flussi e l’erosione di abitabilità dei quartieri storici, la competitività delle città e il ruolo decisivo dell’intermodalità, i fenomeni legati all’immigrazione tra precarietà abitativa e voglia di radicamento ed infine la sfida della riconversione green degli asset energetici dismessi, sono questi alcuni dei focus che emergono dal 51° Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese per quanto riguarda l’analisi dei fenomeni che riguardano l’Italia il suo territorio e le sue reti.
Turismo di massa nelle città d’arte: il boom dei flussi e l’erosione di abitabilità dei quartieri storici.
Dal 2010 al 2016 le presenze turistiche sono aumentate a Firenze del 24,6%, a Venezia del 23,4%, a Roma del 30,6%. Già nel 2015 Roma ha superato i 34 milioni di presenze, Venezia i 10 milioni, Firenze i 9 milioni, numeri che nel 2016 hanno registrato un ulteriore incremento e anche il 2017 si stima sia un anno di crescita. I dati sono riferiti al sistema ricettivo del solo comune capoluogo. Considerando l’intera area vasta a Roma si superano i 41 milioni di presenze, a Venezia i 34 milioni, a Firenze i 14 milioni.
Protagonisti di questo boom sono i turisti stranieri: rappresentano il 63% delle presenze a Roma, il 74% a Firenze, l’85% a Venezia. Sono anche il segmento che cresce di più: nella capitale tra il 2010 e il 2016 le presenze internazionali sono aumentate del 34,9%, a Venezia del 27,2% e a Firenze del 23,4%. Rilevante è anche la crescita del numero di visitatori di alcuni siti culturali. Il Pantheon, finora ad accesso gratuito, nel 2016 ha avuto quasi 8 milioni di visitatori. Il Colosseo, che per ingressi eguaglia il British Museum di Londra, e i Musei Vaticani hanno superato la soglia dei 6 milioni di visitatori, gli Uffizi i 2 milioni. È evidente che numeri di questo tipo impongono una riflessione sul cosiddetto overtourism. A Venezia il centro storico oggi ha appena 56.000 abitanti, poco più del 20% della popolazione comunale, solo sessant’anni fa (nel 1956) i residenti nel centro erano oltre 160.000, la metà della popolazione veneziana totale, ma già nel 1986 il loro numero si era dimezzato, riducendosi a 84.000 unità.
Città e aeroporto: il ruolo decisivo dell’intermodalità.
L’aeroporto è una infrastruttura decisiva per l’accessibilità esterna di un territorio, e quindi per la sua competitività economica. Ma nella maggior parte degli aeroporti del nostro Paese è assente un collegamento su ferro con la città e vince quindi, ancora una volta, il trasporto su gomma. Tra le eccezioni vi sono i due scali principali, Roma Fiumicino e Milano Malpensa. Per questo ora sono in corso di progettazione e/o realizzazione diversi altri interventi significativi a Milano (linea 4 della metropolitana), Torino (interconnessione in sotterranea della linea ferroviaria Torino-Ceres al passante di Torino), Venezia (nuovo tracciato ferroviario tra l’aeroporto di Tessera, Mestre e Trieste), Bologna (in costruzione il people mover tra la stazione ferroviaria centrale e l’aeroporto Guglielmo Marconi), Firenze (linea 2 del tram), Napoli (linea 1 della metropolitana).
Abitare la città da immigrati: tra precarietà abitativa e voglia di radicamento.
Nel territorio delle due città metropolitane di Roma e Milano risiedono circa 990.000 stranieri, poco meno di un quinto del totale nazionale (il 19,7%). Se si considerano le prime 6 province per presenza straniera (Roma, Milano, Torino, Brescia, Firenze e Napoli) si arriva ad un terzo del totale. Bologna il numero di residenti stranieri tra il 2012 e il 2017 è cresciuto del 35%, mentre quello degli italiani dello 0,5%. A Napoli addirittura i residenti italiani diminuiscono dell’1,6%, gli stranieri aumentano del 77%. Negli ultimi cinque anni la presenza dei residenti stranieri è aumentata più nei capoluoghi che negli hinterland. Con la sola eccezione di Genova e Napoli, è nei primi che si registra una incidenza della presenza straniera maggiore: a Milano e Brescia siamo al 19%, a Torino, Bologna e Firenze al 15%, a Verona, Venezia e Roma intorno al 13%. Quello appannaggio degli stranieri è però ancora un mercato immobiliare povero, fatto all’inizio di stanze e poi, col tempo, di microcase, dove il fattore prezzo costituisce l’elemento centrale: 300-400 euro per una stanza, 700-900 euro per un alloggio sono i parametri ricorrenti a Roma.
La sfida della riconversione green degli asset energetici dismessi.
Oggi sono attive in Italia 11 raffinerie (meno di un terzo di quelle attive nel 1970), dal 2010 ne sono state chiuse 5 e la capacità di lavorazione è passata da quasi 107 milioni di tonnellate a poco più di 87. In questo contesto va segnalata per innovatività e impatto l’esperienza in corso a Venezia e Gela per la riconversione di impianti di raffinazione in dismissione in impianti green. Si tratta di reinvestire e dare nuova vita in un’ottica low carbon a impianti non più economicamente sostenibili, con un forte investimento in tecnologie e competenze.