Gli ex seccatoi a Città di Castello ospitano oggi le opere realizzate negli ultimi vent’anni da Alberto Burri (1915-1995), artista poliedrico e provocatorio le cui opere sono esposte nei più importanti musei del mondo: dal Centro Pompidou a Parigi, al Guggenheim di New York, alla Tate Gallery di Londra, ecc.
La maggior parte della produzione dell’artista è conservata nella sua città natale, Città di Castello, ed è curata dalla Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri, nata nel 1978 per tutelare e gestire le opere che il maestro aveva donato alla sua città. La Fondazione che ha la sua sede principale in Palazzo Albizzini, dove sono esposte più di cento opere dell’artista, alla fine degli anni ’80 decise di acquistare gli spazi degli ex seccatoi tabacco per ospitare in modo permanente la sua ultima produzione, avviando i lavori per la sua trasformazione in polo museale il cui progetto venne curato dagli architetti Alberto Bacchi e Tiziano Sarteanesi che lavorarono in stretto contatto con il maestro Burri. L’intervento di rifunzionalizzazione è stato orientato al mantenimento delle caratteristiche di essenzialità delle vaste strutture industriali che ben si adattavano alle esigenze espositive delle grandi opere dell’artista. Un progetto strettamente conservativo che non ha però rinunciato ad una forte caratterizzazione ottenuta grazie alla colorazione nera di tutte le pareti esterne – voluta dallo stesso Burri come segno distintivo della sua poetica – che fa sì che il complesso si stagli all’interno di un’area verde utilizzata anche per ospitare alcune grandi sculture dell’artista.
Un compendio immobiliare così ampio e articolato, con edifici per una cubatura complessiva di 126.000 metri cubi richiede costanti ed attente opere di manutenzione e conservazione di cui si fa carico la Fondazione voluta dall’artista.
Tra gli interventi più recenti ricade anche il rifacimento di parte delle coperture dei seccatoi che ha interessato circa 5000 dei 12000 metri quadrati complessivi. I lavori, resi necessari dall’esigenza di consolidare alcune zone della calotta cementizia, hanno comportato la rimozione del manto impermeabile preesistente e l’adozione di un nuovo pacchetto di copertura correttamente isolato.
La scelta del materiale isolante ha privilegiato la soluzione STIFERITE Class B provvisto di un rivestimento superiore in velo di vetro bitumato che lo rende idoneo all’applicazione sotto membrane bituminose saldate mediante sfiammatura. Oltre alla perfetta compatibilità con i materiali bituminosi, utilizzati per la barriera al vapore e il manto impermeabile, e con la tecnologia applicativa a caldo, la soluzione STIFERITE è stata adottata per le elevate prestazioni isolanti, le caratteristiche fisico-meccaniche, la lavorabilità e la resistenza alle temperature di esercizio elevate che possono essere raggiunte dalle coperture con manto impermeabile a vista.
La nuova stratigrafia della copertura ha previsto:
• la stesura di una barriera al vapore
• il fissaggio meccanico dello strato isolante costituito da pannelli Stiferite Class B di dimensioni 600 x 1200 x70 mm. Per conformarsi al meglio alla curvatura della copertura i pannelli sono stati posati con il lato più lungo parallelo alla linea di gronda e a giunti sfalsati
• la posa del manto impermeabile bituminoso autoprotetto da scaglie di ardesia. La finitura del manto è di colore rosso, come previsto dal progetto di restauro dell’intero complesso e come richiesto anche dal Piano Regolatore del Comune di Città di Castello attento al rispetto del cromatismo architettonico tipico della zona.