A quattro anni dal sisma la ricostruzione del Centro Italia è a un punto cruciale. Le procedure che devono seguire tecnici e cittadini per ottenere i contributi pubblici per riparare case e aziende sono state molto semplificate, mutando il paradigma del rapporto dei cittadini con la PA, ci sono strumenti nuovi come i superbonus per evitare gli accolli , c’è un quadro completamente nuovo delle regole urbanistiche: tutti ambiti dove in pochi mesi sono stati superati molti ostacoli del passato, che di fatto bloccavano la ripartenza di questi territori. Ma nonostante i segnali positivi, le domande vanno a rilento e c’è ancora una doppia grave crisi da superare, quella economica seguita al terremoto, e la lunga emergenza sanitaria che continua a condizionare pesantemente l’attività. “Le opportunità offerte dalle risorse del Recovery Plan sono importanti e vanno colte soprattutto per sostenere un processo di rinascita e rilancio dell’economia dei territori colpiti. Ma per compiere il passo decisivo occorrono coraggio, idee e progetti, un nuovo equilibrio tra semplificazione, legalità e le responsabilità che tutti i protagonisti della ricostruzione, in particolare i professionisti, devono mettere in campo” ha detto il Commissario Straordinario per il sisma 2016, Giovanni Legnini, concludendo i lavori del seminario sulla ricostruzione in Centro Italia nell’ambito della rassegna Urbanpromo Progetti per il Paese.
L’incontro, moderato dal vice direttore del Corriere della Sera, Daniele Manca, è servito per fare il punto sulle nuove strategie di ricostruzione dei borghi appenninici distrutti dal sisma, con i contributi di Stefano Boeri, Pierluigi Mantini e Pierluigi Properzi, sulle strategie di sviluppo con le misure contenute nel pacchetto sisma del progetto di Recovery Plan italiano, che vale circa 3,5 miliardi di euro, messo a punto dal Commissario su incarico del premier Giuseppe Conte, e coordinato da Romano Benini, sugli aspetti finanziari, con Andrea Nuzzi di Cassa Depositi e Prestiti e sul contesto istituzionale della ricostruzione, con la presidente della Regione Umbria, Donatella Tesei, e gli assessori regionali di Lazio e Marche, Claudio Di Berardino e Guido Castelli.
“La ricostruzione post sisma è la metafora del grande impegno che l’intero Paese sta affrontando in questi giorni, ricostruire dopo una crisi, mobilitando tutte le energie e le risorse che ci sono. Tra queste, la condivisione di una visione e di obiettivi ha un valore particolare”, ha detto Legnini, sottolineando come cominci a esserci “un’idea comune della ricostruzione tra tutte le istituzioni e i cittadini, capace di metterla al riparo dalla contesa politica”. “Le risorse non mancano, in prospettiva ci sono anche quelle del Recovery Fund per far rivivere i borghi appenninici in modo sicuro e sostenibile. Ora – ha aggiunto il Commissario – siamo di fronte alla vera sfida, l’attuazione delle nuove regole”.
“Non c’è più un’urbanistica che ostacola la ricostruzione, che addirittura la impedisce: si cambia, gli interventi “conformi” al preesistente si possono realizzare, con Scia anche nei centri storici, anche con modifica dei prospetti. I 4 mila edifici di culto danneggiati non sono più nelle spire del codice degli appalti. La ricostruzione pubblica ha imboccato la via della qualificazione delle stazioni appaltanti, con più semplificazioni e rinnovati controlli di legalità”, ha detto Pierluigi Mantini, Consigliere giuridico del Commissario, sottolineando i risultati concreti, “a prova dei negazionisti della semplificazione”.
“Raddrizzare un albero storto non è facile, serve lo sforzo di tutti. Le idee da sole non bastano, dobbiamo prenderci una responsabilità aggiuntiva, dagli amministratori ai tecnici della ricostruzione. La realizzazione di questo obiettivo, la ripartenza, può essere un pezzo importante della ricostruzione post-Covid dell’intero Paese, sfruttando anche le risorse europee per riattivare un nuovo modello di sviluppo”. “Andare veloci, fare regole semplici, per il Centro Italia che vive la doppia emergenza, vale il doppio, il triplo, rispetto al resto del Paese. Ma questo deve spingerci a trovare nuovi equilibri tra legalità, semplificazione, e responsabilità pubbliche e private. Alle complesse istruttorie del passato motivate dalla necessità di mettersi al riparo da possibili malversazioni, che di fatto rendeva inesigibili i diritti dei cittadini a riavere presto la loro casa, occorre sostituire un’impostazione che coniughi legalità e controlli rafforzati, contro infiltrazioni e malaffare” ha concluso Legnini, augurandosi che dall’esperienza della ricostruzione del Centro Italia possa derivare un modello stabile per la governance delle ricostruzioni.
Obiettivo sul quale ha concordato in pieno Fabrizio Curcio, responsabile del Dipartimento Casa Italia di Palazzo Chigi, che gestisce la coda del sisma dell’Aquila 2009 e coordina le ricostruzioni in corso. “E’ essenziale – ha detto Curcio – capire come questi processi intercettino le tendenze ed i processi ordinari dell’economia del Paese. E queste riflessioni sono alla base del pacchetto sisma del Recovery Fund sul quale stiamo lavorando con Legnini”. Tra le proposte, illustrate da Romano Benini, quella di un super sismabonus per le aree colpite dalle calamità, reintroducendo l’obbligo del miglioramento sismico e standard più elevati di efficienza energetica, anche per i palazzi e l’illuminazione pubblica, nuove modalità di trasporto, lo sviluppo dell’economia circolare, dei saperi, della rete universitaria, del turismo e dei beni culturali, dei servizi.
“Per trasformare i nostri paesi da luoghi di vacanza a luoghi di lavoro, abitabili e sostenibili, per farci vivere le persone tutto l’anno i servizi di comunità sono essenziali” ha sottolineato Donatella Tesei, presidente della Regione Umbria, augurandosi che le Regioni possano incidere sulle scelte di programmazione dei fondi europei e non restino solo attuatori. Sulla stessa linea Guido Castelli, assessore alla ricostruzione della Regione Marche, secondo il quale sono tre le direttrici fondamentali su cui sviluppare nuovi servizi pubblici efficienti, la scuola, la sanità ed i trasporti, mentre Claudio di Berardino, assessore della Regione Lazio, ha posto l’accento sulla necessità di coniugare le caratteristiche dell’Appennino con la realtà produttiva, anche in un settore poco sviluppato come il manifatturiero, e di utilizzare la leva dei poteri straordinari attribuiti al Commissario per far ripartire i borghi maggiormente distrutti.
(MDG)