Calano le procedure esecutive del 16,5% rispetto al 2021, ma aumentano le procedure con arretrato oltre i 5 e i 10 anni
La sostituzione dei giudici rimane la causa principale dell’allungamento della durata delle procedure, ma con un’incidenza minore rispetto al 2021
Persiste una situazione di divario territoriale tra Nord e Sud, sia in termini di capacità di definizione che di rallentamento nella gestione
L’Associazione T6 – Tavolo di Studio sulle Esecuzioni Italiane – presenta “Il Funzionamento delle Procedure Esecutive: analisi e performance dei tribunali italiani”, il secondo approfondimento (a cura del Prof. Federico Cecconi e dell’Avv. Laura Pelucchi) del report annuale che fornisce un’analisi specifica della gestione e del funzionamento delle esecuzioni immobiliari in Italia. Lo studio si articola attraverso l’analisi delle performance dei Tribunali in termini di arretrato e capacità di smaltimento dello stock delle pratiche pendenti, nonché l’individuazione di fattori in grado di incidere significativamente sulla durata e lo svolgimento di tali procedimenti.
Prendendo in esame un campione di 140 tribunali e un totale di 212.000 fascicoli pendenti dal 2002 al 2022, emerge un calo dei fascicoli aperti (245 000 nel 2021) a fronte, tuttavia, di aumento di procedure con arretrato significativo, con circa il 60% dei fascicoli aperti con un’anzianità superiore a 5 anni – rispetto a circa il 50% nel 2021 – e il 26% pendente da oltre 10 anni – contro il 15% dell’anno precedente.
In questo contesto, i tribunali del Nord Est si confermano i più performanti, presentando un minor numero di fascicoli con arretrato oltre i 5 anni e i 10 anni, correlato ad una maggiore capacità di definizione delle procedure, con tempi medi di durata delle procedure più ridotti, pari a 4,06 anni.
In parallelo, i tribunali di grandi dimensioni presentano uno stock delle posizioni che rimane più alto rispetto a tribunali medi o di piccole dimensioni, ma una capacità di smaltimento maggiore rispetto a questi ultimi e, di conseguenza, migliori performance in termini di durata delle pratiche. Basti pensare che i grandi tribunali registrano la durata minore rispetto agli altri, pari a 4,55 anni.
L’indagine si è inoltre concentrata sull’impatto, in termini di allungamento dei tempi di definizione, di alcuni particolari fattori: le sostituzioni dei giudici, risultanti nel 91% dei casi con criticità, le istanze di proroga al deposito della CTU, apparse nel 33% delle procedure critiche, ed i rinvii d’udienza, che caratterizzano il 18% dei fascicoli critici.
Secondo l’analisi, le sostituzioni del giudice rappresentano un fattore dirimente nell’allungamento dei tempi delle procedure, la cui durata è mediamente maggiore del 79% rispetto a procedure che non presentano tale criticità. Un dato che si presenta in calo rispetto all’anno precedente, per cui la durata era mediamente maggiore del 89%. Nel 2022, l’incidenza sui tempi risulta tuttavia minore nei tribunali del Nord Est (61%) e del Nord Ovest (65%), nonché in quelli di dimensioni molto gradi (69%).
A loro volta, i rinvii d’udienza e la proroga al deposito della CTU impattano significativamente sulle tempistiche, con un’incidenza media rispettivamente del 69% e del 64% rispetto ai fascicoli non critici. Anche in questi due casi, si registra un’incidenza minore per i tribunali del Nord Ovest e del Nord Est, che si confermano i più performanti con un indice che si attesta rispettivamente al 55% e al 58% per la proroga della CTU e al 64% e 65% per i rinvii d’udienza.
Così come nel 2021, lo studio conferma ancora una volta un importante divario territoriale tra Nord e Sud, sia in termini di capacità di definizione che di rallentamento nella gestione, in parte giustificata dalla struttura e dall’organizzazione di uffici giudiziari più articolati e la maggior concentrazione di procedure in tribunali con una copertura territoriale più elevata.
Tuttavia, rimane comunque evidente la situazione di difficoltà dei tribunali italiani, che ancora mantengono un significativo numero di esecuzioni che tardano a giungere a conclusione.
Federico Cecconi, Professore Cnr e Coordinatore Comitato Scientifico dell’Associazione T6, ha commentato: “L’approfondimento del report annuale sui tempi dei Tribunali rappresenta un momento importante che ci permette di osservare con maggior dettaglio quanto già analizzato nel corso dell’anno. Rispetto ai dati presentati nella scorsa edizione, possiamo osservare una situazione generalmente stabile, malgrado un leggero calo delle procedure esecutive e un aumento dei fascicoli con arretrato oltre i 5 e i 10 anni.”
Laura Pelucchi, Partner La Scala Società tra Avvocati e referente commissione esecuzioni immobiliari dell’Associazione T6, ha aggiunto: “In continuità con il 2022, l’analisi dei dati pubblicati in questa settima edizione dello Studio dei Tempi fa emergere la complessità della situazione giudiziaria in Italia, che vede ancora un distacco tra le performance registrate nelle aree del Nord Italia, rispetto al meridione. Una disparità che è in parte giustificata dalla struttura più articolata e dalla maggior concentrazione di procedure nei tribunali settentrionali, che si confermano anche quest’anno i tribunali più performanti nella gestione e lo smaltimento delle procedure esecutive. I risultati ottenuti, inoltre, continuano a rispecchiare l’impatto che la pandemia ha avuto sull’intero impianto e, per il quale dovremo ancora attendere di vedere le evoluzioni nei prossimi anni.”