Andrea Cani, Michele Ciudino, Stefano Dettori, Giulia Masia, Giulia Perini, Elena Scano, Federico Solinas : 7 ragazzi che stanno per laurearsi in architettura all’Università di Sassari. Tante storie e provenienze diverse. Tanti percorsi ed un unico obiettivo, anzi ”cantiere”, quello delle storie . Ed è proprio il ”Cantiere delle storie”, il progetto voluto dal Premio Solinas che quest’anno e’ alla sua 31/ma edizione ed è tornato alla Maddalena, sua storica sede, per dare vita ad un progetto per un Centro di Alta formazione europeo per il cinema e l’audiovisivo. Sostenibilità ambientale, sociale ed economica e flessibilità, sono i criteri ispiratori dei progetti architettonici presentati oggi e che riguardano il recupero dell’ex Arsenale della Maddalena, residenza Carlo Felice ed alcuni edifici del centro storico. Un contesto che – è stato detto nel corso della presentazione – risente ancora molto della dismissione delle attività militari e di un G8 mai nato che ha lasciato tante ferite aperte.
Architettura e cinema, dunque, non sono affatto distanti come può sembrare, ad avvicinarle ancora di più ci ha pensato anche Paolo Sorrentino. Ed è Annamaria Granatello, presidente del Premio Solinas, a ricordare le parole di Paolo: ”Devo tutto al Premio Solinas, cosa posso fare? Sono pronto a sostenerlo purché torni alla Maddalena”. La grande possibilità che gli era stata data – ricorda ancora la Granatello – di trascorrere tre giorni con i professionisti del cinema che avevano ribaltato la sua esistenza e la sua formazione ha dato vita al Cantiere delle storie e all’idea di progettare un Centro internazionale di alta formazione per il cinema.
”Architettura e cinema – hanno detto Paola Pittaluga e Francesco Spanedda coordinatrice e docente del Dipartimento di Architettura delll’Universita’ di Sassari- sono due arti che si incontrano. ”Possono sembrare distanti invece il rapporto è intenso. Proprio come nella grande bellezza di Paolo Sorrentino – aggiungono – l’architettura è narrazione, la narrazione di luoghi che sono lo spazio delle nostre vite. Siamo – concludono -immersi nell’architettura”. Proprio come nei luoghi e nelle immagini dei film di Sorrentino”.