Manca davvero poco al 2019, anno in cui scatterà l’obbligo per le stazioni appaltanti di introdurre metodi e strumenti elettronici di modellazione per l’edilizia e le infrastrutture per i lavori di importo superiore a 100 milioni di euro. Obbligo che verrà progressivamente esteso agli appalti di importo inferiore, fino a introdurlo in tutto il sistema dei lavori pubblici nel 2025. Le imprese, gli studi di progettazione e tutti i soggetti che ruotano intorno al comparto italiano delle costruzioni sono pronti ad affrontare questa nuova sfida tecnologica?
Per ciò che riguarda il mercato privato, l’adozione del BIM trova maggiore applicazione da parte degli studi di ingegneria e di architettura che operano a livello internazionale, così come una spinta importante la stanno dando i fondi di investimento, i brand della moda e le aziende multinazionali che esigono qualità e controllo dei costi. Per quanto riguarda i bandi pubblici, invece, si inizia a registrare un effetto domino in seguito all’evoluzione normativa che si concretizza in una accelerazione del ricorso al BIM negli ultimi due anni. Come emerge dall’analisi di OICE, nel 2015 i bandi BIM erano stati 4, nel 2016 sono saliti a 26 per crescere nel 2017 a 86, con un aumento del 70%. Per un valore complessivo, lo scorso anno, di circa 31 milioni pari al 2,5% dei bandi di gara per i servizi di ingegneria e architettura.
Delle prospettive e modalità di applicazione del BIM si è parlato oggi a Roma, presso l’Aula Libera del Dipartimento di Architettura dell’Università di Roma Tre, in occasione del convegno “Il BIM nel processo di innovazione delle costruzioni italiane. Progettazione, realizzazione e competenze”.
Un incontro organizzato dal Dipartimento di Architettura insieme a due Partner di eccellenza: One Team, da sempre azienda leader del settore digitale legato alla progettazione, e Civiltà Di Cantiere, il progetto editoriale che intende promuovere una nuova cultura del costruire.
“Oggi non si può pensare a progettare senza il BIM” ha esordito in apertura di evento Paola Marrone, Professore Ordinario in tecnologia del Dipartimento di Architettura di Roma Tre. Numerosi studi, a partire dagli anni settanta, hanno messo in evidenza come la qualità di un manufatto dipenda in modo decisivo, oltre che dal progetto, dalla qualità e dalla quantità delle informazioni che vi circolano. Il BIM ha reso ‘visibile’ quelle tecnologie che mettono insieme saperi, controlli, simulazioni e retroazioni, legando progetto e qualità delle costruzioni. L’utilizzo di un sistema di gestione digitale del processo informativo è oggi un elemento distintivo ed essenziale, non solo per la crescita del settore edilizio, ma per tutte le sue professionalità. È necessario, pertanto, adeguarsi in termini di tecnologie e competenze, accelerando l’introduzione della metodologia BIM in modo stabile nel percorso formativo e nelle attività di ricerca per le nuove sperimentazioni.”.
Per Alfredo Martini, direttore di Civiltà di cantiere, “le nuove esigenze di qualità, di garanzia e di efficacia trovano nel BIM uno strumento gestionale e progettuale che portano a un modo di costruire fondato sulla collaborazione e sull’interazione di tutti i soggetti che ruotano intorno al comparto dell’edilizia. Questo vale in fase analitica e progettuale, ma soprattutto per una manutenzione programmata lungo l’intero ciclo di vita dell’opera.
“Secondo Riccardo Perego, AD di One Team, “integrando dinamicamente le fasi di progettazione, di analisi e di documentazione in un workflow BIM, la maggior parte degli sforzi in un progetto, ad esempio infrastrutturale, sono concentrati nella fase di progettazione dettagliata. Ciò consente agli addetti di dedicare più tempo alla valutazione di scenari per ottimizzare la progettazione e meno tempo per generare la documentazione relativa alla costruzione. È facile intuire quindi che l’adozione del metodo BIM genera benefici reali per la progettazione di grandi opere.”
I dati presentati da Riccardo Perego, CEO di One Team, mostrano un’Italia ancora incerta sull’utilizzo del BIM per le attività di Facility Management rivelando che, secondo il sondaggio BIM4FM del 2013, solo il 35,1% degli intervistati (strutture di Facility Management) ha avuto esperienze con il metodo BIM, che solo il 65% dei gestori è a conoscenza del BIM e di come può essere utilizzato per l’ambiente costruito e che meno della metà degli intervistati (40,5%) sa abbastanza del BIM per valutare il suo impatto sul Facility Management.
Secondo Alberto Raimondi, ricercatore in tecnologia dell’architettura a Roma Tre, “grazie al BIM si può valutare la vita utile degli elementi. Non tutte le parti di un edificio invecchiano allo stesso modo. In un edificio di 30 anni alcuni sub-sistemi (impianti e rivestimenti) sono da sostituire, altri (strutture, tamponamenti) possono continuare a svolgere il loro compito. In termini ambientali sostituire elementi che hanno ancora una vita utile residua è un costo ambientale. Con il BIM è possibile anche valutare altri elementi come la somma dei costi di demolizione e costruzione, o anche l’energia che occorre per essere prodotto e per essere dismesso. Possiamo dire che più energia incorpora e più alto è il suo impatto ambientale.”
Per Lorenzo Orsenigo, direttore Generale di ICMQ, “il BIM è un processo, e come tutti i processi deve essere adeguatamente governato e controllato per evitare sovraccosti. Per questo motivo è fondamentale avere un Sistema di Gestione chiaro e dettagliato, con delle figure professionali competenti che conoscano l’applicazione del modello.”
Nel corso della giornata sono stati poi presentati alcuni casi studio specifici sull’utilizzo del Bim, in particolare il progetto infrastrutturale multidisciplinare “Marina di Gaeta” a firma di React Studio, per la realizzazione del quale è stato utilizzato un metodo che ha permesso di trasformare un progetto redatto secondo la metodologia tradizionale, un progetto interamente sviluppato in ambiente BIM. È stata la volta poi del progetto di riqualificazione e trasformazione dell’Ex Collegio Santa Lucia in Palestrina a cura dei due BIM Manager di Futura Technologies Marco Magagnini e Marco Teofili e di una dimostrazione dell’utilizzo del BIM per le gare dell’alta velocità Napoli-Bari da parte del responsabile Area Pianificazione Gare e Metodi di Pizzarotti Spa, Nicola Servidei.