Torino, per l’80% degli edifici necessaria una riqualificazione energetica e impiantistica

P.za Castello Torino, Piemonte Google Street View
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Si è tenuta recentemente a Torino “Restructura”, la fiera dedicata ai professionisti del settore della riqualificazione, recupero e ristrutturazione edilizia.

Rigenerazione del territorio urbano, restauro architettonico, recupero, ristrutturazione e ampliamento del patrimonio edilizio esistente, sono infatti le parole chiave, dettate dalla nuova direttiva europea EPBD, che hanno coinvolto gli operatori del settore durante la tre giorni di lavori.

In occasione del salone, RINA Prime Value Service – società parte del Gruppo RINA specializzata nell’assistere operatori del mercato pubblico e privato con servizi progettati per proteggere e incrementare il valore del capitale immobiliare in ogni fase dell’investimento – ha presentato una analisi di quello che è il patrimonio immobiliare torinese.

“Il patrimonio immobiliare di Torino riflette la storia della città come polo industriale e capitale sabauda, con diverse epoche di espansione edilizia legate allo sviluppo economico, industriale e urbano” specifica Nunzio di Somma, Senior Director – RINA Prime Value Services.

Secondo una suddivisione stimata delle epoche di costruzione degli edifici torinesi, circa il 15% del patrimonio edilizio di Torino risale a prima del 1900. Questo include il centro storico e alcuni quartieri storici come la zona di Borgo Dora e il Quadrilatero Romano, con molti edifici risalenti ai secoli XVII e XVIII, in stile barocco, neoclassico e tardo-rinascimentale. Anche alcune parti di quartieri come Vanchiglia e San Salvario presentano edifici ottocenteschi.

Circa il 30% del patrimonio immobiliare torinese è stato invece costruito tra il 1900 e il 1950.

“All’inizio del Novecento, Torino fu influenzata dallo stile liberty, visibile in quartieri come Cit Turin. Negli anni ’20 e ’30, la città conobbe una fase di espansione razionalista e industriale, con nuovi insediamenti residenziali e industriali, soprattutto lungo la Dora e nel quartiere Lingotto. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, iniziò anche una fase di ricostruzione e modernizzazione” spiega Nunzio Di Somma.

Circa il 35% degli edifici risale al periodo tra il 1951 e il 1970, quando la città visse il suo maggiore boom edilizio, alimentato dalla crescita industriale e dall’afflusso di lavoratori da altre regioni italiane. Questo portò alla costruzione di vasti quartieri periferici e residenziali, con edifici in cemento armato e case popolari. Quartieri come Mirafiori, Borgo San Paolo e Pozzo Strada si svilupparono in modo significativo in questi anni.

Dal 1971 al 2023 è stato invece costruito circa il 20% del patrimonio edilizio, epoca durante la quale la crescita edilizia rallentò. Tuttavia, la città si espanse ulteriormente nelle aree periferiche e iniziò a sviluppare nuove zone residenziali. In questo periodo furono anche avviati interventi di riqualificazione e miglioramento degli spazi abitativi esistenti.

Secondo Di Somma “Queste percentuali forniscono una panoramica generale del patrimonio edilizio di Torino e possono variare leggermente a seconda dei quartieri. Da questi dati si evince però che la ristrutturazione degli edifici nella città di Torino e una priorità non più rimandabile con l’introduzione Direttiva EPBD: l’80% degli edifici risale infatti a prima del 1970, ciò significa che la classe energetica è ormai obsoleta per essere in linea con gli standard UE. Abbiamo verificato che, in un condominio di 20 case a Torino sottoposto a ristrutturazione (cappotto termico, impianto fotovoltaico, pannelli solari, …) il consumo energetico di metano può passare da una spesa di circa 38.000 euro annui a circa 10.000 euro, più 1.250 euro per il consumo elettrico. Il risparmio complessivo arriva a 27.000 euro all’anno” oltre a proteggere il valore nel tempo recuperando gli investimenti sostenuti sul valore finale dell’immobile.

“Il patrimonio immobiliare di Torino, come quello di molte città storiche, è caratterizzato da un livello significativo di obsolescenza, con edifici che spesso non soddisfano gli standard energetici e ambientali odierni. L’implementazione della nuova direttiva EPBD (Energy Performance of Buildings Directive) rappresenta un’opportunità cruciale per accelerare gli interventi di riqualificazione energetica e portare il nostro patrimonio edilizio verso un futuro più sostenibile. Agire con tempestività non è solo un obbligo normativo, ma una necessità per garantire efficienza, sostenibilità e miglior qualità della vita per i cittadini” conclude Nunzio Di Somma.

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RINA Prime Value Services supporta i propri clienti nella transizione verso un futuro più evoluto e sostenibile. Grazie a una costante ricerca in innovazione tecnologica e digitalizzazione, a un ricco patrimonio informativo distintivo e ad un forte impegno per la sostenibilità, RINA Prime Value Services, unitamente alle sue controllate, è in grado di assistere operatori del mercato pubblico e privato con servizi progettati per proteggere e incrementare il valore del capitale immobiliare in ogni fase dell’investimento; dall’assessment alla fattibilità e progettazione, dalla fase di costruzione alla fase di gestione, fino alla valorizzazione e dismissione/alienazione. RINA Prime Value Services è la legal entity di RINA in ambito Real Estate. Attraverso una rete globale di 5.800 professionisti, che operano in + 200 uffici distribuiti in 70 paesi, RINA sostiene gli operatori del mercato durante l’intero ciclo di vita dei loro progetti.

(Giacomo Perini)