La migrazione in uscita dalle città è in aumento sia nel Regno Unito, sia negli Stati Uniti. IWG, in collaborazione con Arup, evidenzia come i sobborghi e le aree suburbane si stiano rivitalizzando grazie all’arrivo di lavoratori ibridi provenienti dai centri urbani. Un nuovo rapporto di IWG, leader mondiale nelle soluzioni di lavoro ibrido e negli spazi di lavoro flessibile, evidenzia come le periferie, le piccole città e le aree rurali negli Stati Uniti e nel Regno Unito stiano vivendo un periodo di forte espansione grazie ai lavoratori in arrivo dalle aree urbane.
In fuga dalle grandi città
Lo studio evidenzia come l’emigrazione dalle grandi aree urbane – in particolare da città come San Francisco, Londra e New York – abbia subito un’accelerazione rispetto a prima della pandemia; risultano in calo, invece, le persone che si stanno trasferendo in queste stesse città.
Secondo il rapporto “al termine del 2022, i modelli di emigrazione sembrano essere una continuazione delle tendenze in corso già prima della pandemia, con perdita di abitanti o rallentamento della crescita nelle città centrali a fronte di una crescita nei sobborghi e nelle città più economiche. Il trasferimento verso città più piccole negli Stati Uniti e verso le aree rurali sta continuando a livelli più sostenuti. Allo stesso modo, famiglie e adulti di mezza età si stanno spostando da Londra con maggiore frequenza rispetto a prima della pandemia”.
Le città rimarranno un elemento cruciale della nostra società e della nostra economia. I sistemi di governance, le reti di trasporto e il nostro sviluppo in generale vede gli agglomerati urbani al centro dei sistemi sociali. Tuttavia, con il passaggio al lavoro ibrido le persone trascorreranno meno tempo nei grandi centri urbani.
Secondo una ricerca statunitense condotta da Stephan D. Whitaker della Federal Reserve Bank di Cleveland, l’emigrazione netta dalle aree urbane statunitensi con una popolazione superiore a 500.000 abitanti era di 75.000 persone al mese nelle prime fasi della pandemia. Nel 2022 si era stabilizzata a 39.000 al mese, il 59% in più rispetto ai livelli pre-pandemia (pari a circa 28.000 persone). Secondo l’analisi di IWG sui livelli di emigrazione citati da Whitaker, quasi 500.000 persone (468.000) potrebbero lasciare queste aree urbane nell’arco di un anno. Anche nel Regno Unito la fuga dalle città sta continuando a un ritmo più sostenuto rispetto ai livelli pre-pandemia, i dati mostrano infatti che periferie e piccole città hanno economie più forti e vivaci rispetto agli anni precedenti al 2020.
Un ulteriore elemento che emerge dal rapporto è che, visto il continuo aumento dei prezzi degli immobili e degli affitti, sempre più persone – in crescita del 10% – stanno lasciando le dodici città più care degli Stati Uniti, tra cui New York, San Francisco, Los Angeles, Washington DC e Chicago, con New York che sta vivendo il più alto tasso di abbandono.
La rinascita delle città dormitorio e la ripresa dell’economia locale
Uno studio del 2021 condotto da IWG e Arup sull’impatto economico ha rilevato che le economie delle aree rurali e suburbane potrebbero arrivare a generare fino a 327 milioni di sterline in più all’anno nel Regno Unito e 1,3 miliardi di dollari aggiuntivi negli Stati Uniti proprio grazie all’aumento degli spazi di co-working per soddisfare la crescente domanda di lavoro ibrido. Questi dati confermano che la tendenza a spostarsi al di fuori dei grandi centri è in crescita su entrambe le sponde dell’Atlantico. Il rapporto conferma, inoltre, che la maggior parte delle persone ha lasciato le grandi città come Londra e New York proprio per trasferirsi in piccoli paesi e periferie, contribuendo alla ripresa economica e finanziaria di queste aree.
Anche il Regno Unito sta assistendo alle stesse tendenze migratorie degli Stati Uniti: i dati dei telefoni cellulari mostrano che le piccole città, le periferie e le località balneari hanno visto un aumento del numero di visitatori del +50%. A novembre 2022, le transazioni nei Pret a Manger situati nelle aree suburbane e, in particolare nelle regioni settentrionali di Inghilterra e Scozia, hanno registrato aumento del +130% rispetto al periodo pre-pandemia.
Sempre nel Regno Unito, è aumentata la spesa in paesi al di fuori delle convenzionali tratte pendolari, come per esempio East Lothian e Hastings (+26% e +10% rispettivamente), poiché le persone hanno iniziato a lavorare da casa e hanno ridotto gli spostamenti quotidiani verso la città. Altro dato significativo riguarda la spesa pro-capite nella City di Londra, che è diminuita del -3% tra settembre 2019 e settembre 2022. Anche nel centro di Londra (Zona 1), la spesa pro-capite è diminuita del -2%, mentre in Zona 6 è aumentata del +12% rispetto al periodo pre-pandemico. Una tendenza, insomma, che non ha risparmiato nemmeno la capitale del Regno Unito.
Riequilibrio dei prezzi degli immobili
Il lavoro ibrido è sempre più richiesto ed è già stato adottato dalla metà dei lavoratori del Regno Unito (48%) e dal 40% dei lavoratori americani. Le variazioni del prezzo degli immobili e degli affitti indicano che si tratta di un cambiamento destinato a durare nel tempo.
I dati del rapporto IWG mostrano che i prezzi delle abitazioni stanno aumentando rapidamente in luoghi che precedentemente erano considerati troppo lontani dai centri urbani per essere considerati appetibili. Ad esempio, il prezzo di una casa nella contea metropolitana di Grande Manchester è cresciuto del +34% da gennaio 2020 a ottobre 2022, con un aumento di quasi sessantamila sterline. Nella città di Glasgow, il prezzo medio delle case è cresciuto di quarantamila sterline nello stesso periodo di tempo, pari a un aumento del +29%. Allo stesso modo, negli Stati Uniti, il prezzo di una casa a Raleigh, nella Carolina del Nord, è raddoppiato negli ultimi 5 anni, da meno di duecentomila a quattrocentomila dollari. Nella città di Appleton, in Wisconsin, il prezzo medio delle case è aumentato del +67% nello stesso periodo di tempo.
I dati indicano che i livelli di migrazione interna sono diminuiti dall’inizio della pandemia, pur rimanendo significativamente più alti rispetto ai livelli pre-pandemia: negli Stati Uniti, tra la fine del 2021 e l’inizio del 2022 si è passati da una media di 75 mila al mese a 39 mila ma il dato è ancora notevolmente superiore alla media pre-pandemia di 28 mila (+59% rispetto al 2018/2019). Hanno continuato a trasferirsi soprattutto gli adulti di età compresa tra 35 e 64 anni e le loro famiglie, in particolare da quando il modello di lavoro ibrido è diventato la normalità sia nel Regno Unito sia negli Stati Uniti.
Aumentano le possibilità di lavoro ibrido nelle periferie e nelle piccole città
Secondo i dati di footfall registrati da IWG nell’ultimo anno, la richiesta di spazi di lavoro fuori dai grandi centri urbani è cresciuta del +36%. E sono state proprio le zone suburbane, le cittadine e le aree rurali a registrare i maggiori aumenti di presenze dal momento che sempre più lavoratori stanno rinunciando alla vita da pendolari. Nel Regno Unito, ad esempio, piccoli centri come Henley (+100%), Northampton (+97%), Redhill (+83%), Bolton (+66%) e Oxford (+54%) hanno visto una crescita considerevole delle permanenze in paese.
Proprio per soddisfare questa crescente domanda, IWG aprirà mille nuove sedi in tutto il mondo nel corso del prossimo anno e la maggior parte di queste si troverà in località suburbane e rurali, comprese alcune cittadine che non superano i diecimila abitanti – come Destin, Florida, Blufton, South Carolina, Stafford e Virginia negli Stati Uniti e Crewe, Taunton e Preston nel Regno Unito.
Un futuro più verde
Una recente ricerca condotta da IWG ha sottolineato come il lavoro ibrido abbia portato a una riduzione delle emissioni di CO2 fino al -87% negli Stati Uniti e fino al -70% nel Regno Unito, a prova che le nuove abitudini di lavoro stanno avendo un effetto positivo sull’ambiente, oltre che sulle economie locali.
Queste trasformazioni indicano che il ruolo dei grandi centri urbani sta cambiando in tutto il mondo. La popolarità dei piccoli centri abitati che si trovano nel raggio di 15 minuti dai confini delle metropoli sta crescendo, e le città globali sono chiamate a reinventarsi per soddisfare le esigenze della nuova classe di lavoratori ibridi che ha bisogno di intrattenimento, possibilità residenziali e strutture per lavorare da remoto.
“I risultati del rapporto, ha commentato Mark Dixon, CEO di IWG, confermano che stiamo assistendo a un cambiamento fondamentale nella geografia del lavoro con significative opportunità sia per l’economia sia per le comunità delle cittadine e delle metropoli di tutto il mondo. In precedenza, le città più piccole, i paesi e le aree rurali stavano affrontando un periodo critico poiché molti dei loro abitanti più intraprendenti ed economicamente attivi si recavano in città tutti i giorni lavorativi, tornando a casa solo per riposarsi e poi ripartire. Il lavoro ibrido consente una semplificazione nei rapporti di lavoro, rinvigorendo al tempo stesso le economie locali e le piccole comunità. Stiamo assistendo a un processo che cambierà per sempre il ruolo delle città. Luoghi come New York e Londra – le cui economie erano orientate a soddisfare le esigenze di milioni di pendolari – dovranno reinventarsi per diventare centri di incontro e intrattenimento”.
“Stiamo iniziando a notare l’impatto, ha aggiunto Matthew Dillon, direttore associato di Arup, che il lavoro ibrido sta avendo in molti settori dell’economia. Se sarà gestita in modo corretto, questa nuova modalità potrà portare grandi vantaggi sia alle imprese, che possono attingere da un mercato del lavoro molto più ampio, sia per i dipendenti, che possono beneficiare di una maggiore flessibilità e di un migliore equilibrio tra lavoro e vita privata. Anche le grandi città potranno mantenere il proprio ruolo di centri di comando e controllo economico, favorendo allo stesso tempo la crescita economica e la creazione di nuovi posti di lavoro di alto valore. Tutto ciò ha implicazioni di vasta portata, compreso un potenziale effetto su dove e come le persone vivono e svolgono il proprio lavoro. Grazie alle nuove modalità di lavoro, le persone saranno incentivate a vivere nelle aree periferiche poiché i prezzi degli immobili sono più bassi e le distanze contano meno. In questi luoghi, i lavoratori dividono comunemente il loro tempo tra uffici, spazi di lavoro e casa”.